Il fine settimana che ci aspetta è di quelli che non capitano spesso. La tradizione dei falò, che unisce il centro con le periferie, nel segno del santo patrono, riesce a far sentire tanti atripaldesi membri della stessa comunità come in poche altre occasioni. In ogni angolo della città si aspetta questa occasione per ritrovarsi intorno al fuoco, per scaldarsi, per socializzare, per sentire il suono della legna che arde e per trascorrere una serata in allegria e serenità, condividendo una tradizione secolare che fortunatamente riesce a coinvolgere anche molti giovani.
Ed il giorno dopo la magià si veste di solennità quando la chiesa di riempie di fedeli sia al mattino che al pomeriggio e le strade della città si lasciano attraversare dal fiume di persone che, insieme alle istituzioni civili, militari e religiose, accompagna le statue dei santi Sabino e Romolo in processione prima che sulle tavole in ogni cucina faccia capolino l’immancabile lasagna.
Se lo spirito che avvolge la città in questi due giorni potesse restare per sempre, probabilmente Atripalda sarebbe meno divisa e disillusa di com’è oggi. Solo San Sabino sembra riuscire nel “miracolo” di mettere tutti d’accordo, mentre la politica, la scuola, le associazioni e le persone in generale si allontanano sempre di più, finendo con allontanarsi a loro volta dalla città.
La speranza è che si affacci presto una stagione di nuove sfide e di ritrovate motivazioni. Qualche timido tentativo già s’intravede, soprattutto grazie a qualche felice intuizione, come quella che ha reso via Roma e le sue vetrine una strada che non ha nulla da invidiare a posti più blasonati e osannati. Ma anche l’Amministrazione comunale deve fare la sua parte, mantenendo l’impegno ad aprirsi ed inaugurare una fase di confronto, per stimolare l’interesse e la partecipazione alle vicende della città. Altrimenti sarà solo un lungo e triste conto alla rovescia.