UNO SCHIAFFO PER TUTTA LA CITTA’


Solo i genitori più distratti possono sorprendersi e magari indignarsi per ciò che sta accadendo oggi nel mondo della scuola di Atripalda: purtroppo è questa l’amara constatazione che sorge spontanea osservando i fatti di questi giorni e raccordandoli a quelli di ieri e di l’altro ieri. I “doppi turni” hanno sconvolto, come era prevedibile, la comunità scolastica, perché è chiaro che stravolgere la già complicata quotidianità delle famiglie e disorientare ancor di più i bambini era assolutamente da evitare, in qualunque modo. E già questo basterebbe per concludere che tutti gli attori di questa vicenda, ripensando al proprio comportamento

dovrebbero ammettere di non essere stati all’altezza del proprio compito e trarne le dovute conseguenze. Tuttavia, riannodare le fila di quanto è successo nell’ultimo periodo può servire a comprendere meglio perché si è arrivati a questo punto.

Basterebbe, infatti, chiedersi cosa è stato fatto (per meglio dire, non fatto) nell’ultimo mese, da quando, cioè, nella riunione del Consiglio d’Istituto del 25 agosto scorso è stata paventata la possibilità concreta, per non dire la certezza, che si andasse incontro ai “doppi turni”. È da un mese, cioè, che tutte le famiglie di Atripalda, grazie alla stampa, ai social ed ai gruppi whatsapp, hanno potuto apprendere che il nuovo anno scolastico sarebbe partito in questo modo. Restava da sapere orari e classi, ma l’impianto era certamente noto già dalla fine di agosto, quantomeno alla fetta più larga della popolazione scolastica che abitudinalmente assume le informazioni attraverso i cellulari. E, tuttavia, fino a martedì scorso, cioè fino a quando la notizia non è stata comunicata ufficialmente all’utenza attraverso il sito internet dell’Istituto comprensivo, tranne qualche polemica sui social ed un maldestro tentativo di far passare per infondate le notizie che la stampa faticosamente trovava, non è successo nulla. Non è da escludere, evidentemente, che molte famiglie, prima di alzare la voce, hanno aspettato di conoscere orari e classi per capire se fossero stati penalizzati o meno.

E, infatti, non è stato un caso che a protestare siano stati soprattutto i genitori degli alunni dei turni pomeridiani, nella sostanziale indifferenza di tutti gli altri. Al tirar delle somme, dunque, escludendo chi ha avuto la fortuna di capitare al mattino, chi è riuscito ad organizzarsi e chi se n’è fatto una ragione, su mille famiglie il disagio quante ne tocca realmente? Un centinaio?! Un dieci percento di genitori che probabilmente prenderà la decisione, se non l’ha già presa, di trasferire i propri figli. Ed, invece, mai come in questo caso, sarebbe stato necessario ritrovare lo spirito di comunità ed opporsi in maniera compatta alla decisione dei doppi turni perché costringere anche un solo alunno di dover abbandonare la sua scuola, la sua classe, i suoi insegnanti è una sconfitta per tutti: per la dirigente scolastica, per l’Amministrazione comunale e per i rappresentanti di quei genitori che hanno dovuto prendere una decisione senz’altro sofferta e traumatica. E, infatti, né la componente genitori del Consiglio d’Istituto e né l’Amministrazione comunale, ovvero gli altri due artefici insieme alla dirigente scolastica di questo fallimento, hanno ritenuto di assumere provvedimenti, decisioni o iniziative per scongiurare i “doppi turni”, sapendo, però, bene che tale ipotesi sarebbe stata a dir poco contestata. E non solo. L’Amministrazione comunale, anziché preoccuparsi di capire quali fossero le ragioni alla base della decisione assunta dalla dirigente per provare a confutarle, eventualmente anche con l’aiuto di un consulente, è stata addirittura capace di farsi trovare impreparata anche sull’organizzazione del trasporto scolastico, aggiungendo per tante famiglie oltre al danno anche la beffa. Un capolavoro. E, ancora, osservando la discutibile organizzazione registrata nel primo giorno di scuola davvero viene da chiedersi per tutta l’estate cosa sia stato fatto per garantire agli studenti atripaldesi un rientro a scuola più tranquillo e ordinato.

Insomma, un disastro su tutti i fronti di cui qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità. I fatti, purtroppo, parlano da soli ed ogni spiegazione non regge. E già che ci siamo sarebbe davvero confortante sapere cosa abbia convinto l’Ufficio tecnico a rilasciare solo l’ultimo giorno utile il certificato di idoneità della “Masi” e della “Adamo”, dopo che agli inizi di luglio è stato messo per iscritto che non era possibile a causa dell’inchiesta della Magistratura sulla sicurezza dei due plessi scolastici e, comunque, non prima che il tecnico incaricato dal tribunale avesse consegnato la propria perizia. Una procedura davvero molto strana per non dire opaca.

Eppure, che fosse necessario seguire più da vicino le vicende della scuola ed in maniera meno accondiscendente, a causa della personalità a dir poco esuberante dell’attuale dirigente, era ormai chiaro anche a chi non aveva ancora vissuto l’avventura di arrivare allo scontro. Senza contare il goffo oltreché inefficace tentativo di ottenere per via politica il trasferimento della dirigente.

L’esperienza del primo disastroso anno targato Carbone, quindi, davvero non ha insegnato nulla se siamo arrivati alla vigilia del secondo anno in condizioni ancora peggiori. Purtroppo, che questa amministrazione non sia all’altezza del compito a cui è chiamata e che il sindaco, dopo una serie di errori strategici, come non aver mai considerato adeguatamente la necessità di informare costantemente la città, non essere stato in grado di realizzare una vera squadra di governo ed essersi sempre dimostrato refrattario a qualsiasi contributo esterno, si sia consegnato da tempo al ruolo di freddo burocrate, è un’evidenza a cui la città sembra ormai rassegnata; che la dirigente scolastica non sia in sintonia col territorio è altrettanto risaputo, ma stavolta a fallire clamorosamente è stata proprio la rappresentanza dei genitori, a partire dal presidente del Consiglio d’Istituto, il cui atteggiamento rispetto alle scelte dirigenziali resterà discutibile fin quando conserverà l’incarico professionale che lo lega all’Istituto comprensivo. A questo punto, considerato che i genitori non riescono oggettivamente a rendersi molto utili e che, anzi, spesso finiscono per subìre senza poter o voler far nulla le decisioni prese dalla dirigente in uno coi docenti, è meglio lasciare vuote le sedie del Consiglio destinate ai genitori, sia per non legittimare procedure alquanto cervellotiche, come quella, per esempio, di realizzare a “porte chiuse” i sorteggi per la formazione delle prime classi, sia per lasciare ad altri la responsabilità piena di quanto accade. Forse solo così, uscendo dalle ambiguità vere o presunte, si potrà arrivare ad una piena presa di coscienza per immaginare di realizzare le condizioni per un contributo più costruttivo.

C’è da chiedersi, poi, dove sia stata in tutto questo tempo la minoranza consiliare, in che modo, cioè, abbia seguito e segnalato le criticità che si andavano evidenziando, provando eventualmente anche a suggerire alternative. Non può far testo, infatti, un videomessaggio tardivo e per di più orientato ad attaccare l’assessore all’istruzione Nazzaro più sul piano politico che su quello amministrativo, diffuso nell’immediata vigilia del voto per le Regionali. Se ne desume, cioè, che per risolvere i problemi della città non si possa fare affidamento neanche sull’opposizione, che da tempo, invece, preferisce la strada della demagogia e del populismo a buon mercato, intenzionata evidentemente a costruire i propri eventuali successi elettorali più sulle incapacità altrui che sulle capacità proprie. Davvero troppo poco e troppo facile.

La speranza, infine, è che dopo questo sonoro ceffone arrivato a mano piena in faccia all’Amministrazione e alla città, chiusa la triste e inutile parentesi elettorale, davvero si trovi slancio ed energia per ridare dignità e concretezza all’azione di governo, provando a rimettere al centro dell’attenzione il cittadino con le sue necessità e non le procedure burocratiche o le facili clientele, impegnando la parte sana e disinteressata di Atripalda in uno sforzo collettivo di partecipazione e condivisione, provando a coinvolgere e stimolare gente nuova e davvero capace di dare un contributo. Altrimenti è sempre e solo un film già visto…



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