Avellinese di origine, ma atripaldese di adozione, educato e disponibile, il 42enne era molto conosciuto e benvoluto
Arriverà stasera a Mercogliano il feretro di Vittorio Salvati, il 42enne tragicamente scomparso martedì a Torino. La salma è stata liberata dopo che nella giornata di ieri il medico legale ha effettuato l’esame autoptico nell’obitorio del cimitero Parco Sud della città piemontese. La camera ardente verrà allestita quindi presso il centro dell’onoranze funebri Giordano-Benevento a Torrette di Mercogliano dalle ore 8:00 di domenica mattina. Le esequie, invece, si svolgeranno alle ore 16:00 nella chiesa di San Ciro ad Avellino.
Una tragedia quella che ha scosso l’intera comunità atripaldese, e non solo, martedì notte, quando è iniziata a circolare con insistenza la notizia dell’improvvisa morte di Salvati, molto conosciuto in città grazie alla simpatia e disponibilità che gli hanno permesso negli anni di stringere numerose amicizie. Vittorio, purtroppo, è stato stroncato da un improvviso malore al termine del match di Champions League tra Juventus ed Atletico Madrid, a cui Salvati ha assistito dal vivo insieme al figlio Gerardo di 11 anni, avuto dall’ex moglie di origine brasiliana.
Padre e figlio, infatti, tifosi sfegatati della squadra torinese, martedì mattina sono volati in Piemonte per sostenere le “zebre” in una partita estremamente importante. Già durante il match, il 42enne avrebbe accusato diversi fastidi al braccio, al punto che il figlio, preoccupato, avrebbe provato a convincerlo più volte ad abbandonare lo stadio. La rimonta della Juve, però, aveva annullato l’intero mondo. I due, così, dopo aver festeggiato l’impresa, si sono recati in un pub della città per consumare la cena prima di tornare in albergo.
Entrati nella stanza, Vittorio si è recato in bagno per la doccia e qui ha accusato una feroce fitta al petto che lo ha stroncato in pochi minuti. Disperato, il figlio ha subito lanciato l’allarme, ma i soccorsi non hanno potuto fare altro che accertare la morte del 43enne. Appena circolata, la drammatica notizia ha sconvolto i tanti affetti di Vittorio, soprattutto la madre, che vive a Mercogliano a pochi metri di distanza dall’abitazione della vittima, la sorella, da qualche anno a Barcellona, e gli amici, molti dei quali atripaldesi.
Diplomato in ragioneria, Vittorio aveva prima frequentato lo studio commerciale del padre in via Roma e poi successivamente aveva trovato impiego presso l’impresa di co-working del cugino Armando Fedele con sede ad Avellino. In questo studio, Vittorio rivestiva l’incarico di consulente del lavoro. Una vita come tante, una vita di un ragazzo sempre col sorriso, come hanno ricordato i messaggi di affetto scritti dai suoi amici e dai vari fan club della Juventus, di cui Salvati ha seguito moltissime partite. Toccante il posto proprio del cugino Armando: “Sono cresciuto al tuo fianco, eri come un fratello maggiore. Il dolore è atroce! Prendere una pugnalata avrebbe fatto meno male. Sono convito però che qualcuno abbia deciso fortemente di farti salire al piano superiore altrimenti non si spiega quest’assurda storia. Manchi fratello mio, manchi stramaledettamente”.
Anche l’amico Gerardo lo ha ricordato con immenso amore: “Da quando mi sono svegliato il primo pensiero è andato a te, a come potevi aver condiviso l’incontenibile gioia della gara della Juve con tuo figlio. Ti pensavo e sorridevo, non potevo immaginare che invece di abbracciare tuo figlio eri Lassù in braccio al tuo papà. Ciao Vittò, fino alla fine davvero riposa in pace”.
La lettera dell’amico Salvatore Amoroso:
Una telefonata alle 8 del mattino da un amico che non chiama mai a quell’ora, qualcosa che mi insospettisce. Di tutte le notizie che ti aspetti proprio quella che non ti aspetti: la morte di un amico, di un fratello, col quale ti eri videochiamato qualche ora prima. La video chiamata direttamente dal “Juventus stadium” poiché Vittorio era lì come sempre, a seguire il suo grande amore: la Juventus. Una squadra che gli ha dato tante gioie, ma anche altrettante delusioni.
Quel giorno Vittorio si era portato quello che lui stesso definiva “il suo talismano”, il figlio Gerry o Gerardino come lo chiamava. “Quando va lui allo stadio la Juve vince sempre”, una delle sue ultime frasi prima di partire alla volta di Torino a cullare il sogno della “remuntada”. La remuntada c’è stata ma io Vittorio non l’ho più sentito e di Vittorio si può dire tanto. La Juve innanzitutto, un amore viscerale quasi al limite della follia, un amore che gli aveva fatto fare oltre cento viaggio. Soprattutto per la Champions, che più volte ha visto passare davanti ai suoi occhi e che non è riuscito mai ad agguantare. Questo forse sarebbe stato l’anno giusto, e nonostante sia anti-juventino a questo punto tiferò anche io i bianconeri, insieme al figlioletto Gerardo di soli 11 anni, a cui Vittorio aveva trasmesso quella stessa “malattia” come tutti noi la definivamo.
Ma ovviamente lui non era soltanto calcio. Amava viaggiare, non c’è posto al mondo dove lui non sia stato, soprattutto il Brasile, la sua seconda grande passione. Infatti l’ex moglie è brasiliana, lo stesso la sua attuale compagna. Vittorio, inoltre, amava il mare, il cinema, la musica, in particolare quella italiana come le canzoni di Ramazzotti ed Albano. Nonostante il suo fisico, era considerato un gigante buono, mai una cattiveria, mai una parola offensiva. Ti conquistava con quel sorriso buono e dolce, con lui un caffè o una cena era un momento esilarante e di fronte a questi inviti non si tirava mai indietro.
Aveva anche un amore non dichiarato perché tante volte deluso: l’Avellino calcio. E aveva un sogno: che suo figlio potesse diventare un calciatore di successo. Gerardino, infatti, gioca con le giovanili biancoverdi e a lui il più grande in bocca al lupo e l’augurio che possa esaudire il sogno del padre, di quel padre che lo amava più di ogni altra cosa al mondo.
Questo era Vittorio, l’amico di tutti, da nord a sud, da Atripalda a Mercogliano. Ogni giorno mi chiedo se sia possibile fermare il tempo, se fosse possibile per un solo attimo riascoltare quella video chiamata dove tu eri felice, esaltato insieme ai tuoi fratelli juventini. E resto disilluso perché so che non accadrà, non accadrà di rivederci o risentire quella frase ” Vagliu’ ma no caffettino?”. Ti voglio bene amico mio e spero che tu abbia trovato in cielo quello che sulla terra non ti ha soddisfatto. E scusa se a volte ti abbiamo deluso. Grazie di tutto. (Salvatore Amoroso)