Il primo cittadino illustra i due punti chiave dell’ultimo dibattito consiliare: «La soppressione del passaggio a livello di via Appia dovrà avvenire attraverso un nuovo ponte oppure il potenziamento dell’attuale. La clinica potrà implementare e qualificare la propria offerta di servizi sanitari senza nuove costruzioni, ma ottimizzando gli spazi attuali»
Due snodi “pesanti”, ma di opposta ricaduta: il potenziamento della linea ferroviaria Avellino-Salerno e quello dei servizi sanitari sul territorio. Il primo, seppure condivisibile, contiene tuttavia il rischio che il passaggio a livello di via Appia diventi un problema più grosso di quanto non lo sia già; il secondo consentito solo se valutato di interesse pubblico. Ed in entrambi i casi è stato necessario che ad esprimersi nel merito fosse l’intero Consiglio comunale. Il perché lo spiega il sindaco in questa intervista.
Sindaco, come mai è stato necessario che il Consiglio comunale assumesse una posizione così netta rispetto al passaggio a livello di via Appia?
C’era l’esigenza di orientare gli sforzi progettuali di Rete Ferroviaria Italiana e Regione Campania. Nell’ottica, cioè, di velocizzare i processi decisionali abbiamo ritenuto necessario far sapere che tutto il Consiglio comunale considera necessario sopprimere il passaggio a livello di via Appia in virtù del prevedibile incremento di corse che si registrerà dopo l’auspicabile ammodernamento della rete ferroviaria, ma che dovrà esclusivamente avvenire attraverso una soluzione sopraelevata, eventualmente realizzando un nuovo ponte oppure potenziando quello attuale.
No ad un eventuale sottopasso ferroviario quindi…
La nostra opinione è chiara e non abbiamo avuto alcuna difficoltà a trovare piena condivisione all’interno del Consiglio comunale perché chi vive ad Atripalda si rende perfettamente conto che un eventuale sottopasso ferroviario in via Appia creerebbe più problemi di quanti ne risolverebbe, sia perché si stravolgerebbe l’intero sistema dei sottoservizi e delle infrastrutture di una zona notevolmente urbanizzata, perché si introdurrebbe un elevato rischio di allagamenti ed, infine, perché una delle due rampe finirebbe a ridosso dello svincolo autostradale.
Chi sono i vostri interlocutori?
L’ho fatto già da sindaco nei vari incontri in Regione e sono contento che anche il Consiglio comunale, senza posizioni di parte ma ragionando serenamente nell’interesse della città, abbia ritenuto opportuno assumere e far conoscere la propria posizione sia alla Regione, chiamata a finanziare l’opera, sia a RFI che la progetterà. Ed in più abbiamo ritenuto coinvolgere anche la Provincia perché a nostro parere l’intervento di soppressione del passaggio a livello di via Appia può considerarsi un’opera di valenza strategica ed essere eventualmente finanziata nell’ambito delle missioni “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” oppure “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” del Recovery Plan (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
L’iter a che punto è?
Adesso siamo in una fase in cui non c’è ancora un vero e proprio studio di fattibilità, né progetti ufficiali, ma un’idea progetto tecnicamente fattibile che rappresenta il primo step. Successivamente verranno valutati onerosità, tempi e controindicazioni, che, però, non possono essere sganciati da una visione del territorio.
Quindi c’è sempre il rischio che l’opera non si faccia?
Non possiamo escluderlo. A breve, infatti, chiederò un incontro al consigliere regionale Luca Cascone (Presidente della IV Commissione Consiliare permanente della Regione Campania che si occupa di Urbanistica, Lavori Pubblici e Trasporti, ndr.) per affrontare l’argomento, perché è evidente che in situazioni del genere non può decidere solo chi deve materialmente predisporre il progetto, ma anche chi rappresenta il territorio.
Il Consiglio comunale è stato anche chiamato ad esprimersi sulla pubblica utilità di una “ristrutturazione” della clinica “S. Rita”, come mai?
Se è vero che in passato sono state avanzate dalla proprietà soluzioni progettuali che, dopo essere state valutate dall’Ufficio tecnico, non sono state ritenute accoglibili, oggi siamo in presenza di una situazione completamente diversa. Non viene chiesta, infatti, la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, che – d’altronde – non sarebbe stata possibile in zona satura quale è via Appia senza una variante al PRG, ma solo il cambio di destinazione d’uso di una parte del piano seminterrato e del sottotetto, la perimetrazione di un porticato e la chiusura di un vano scala. Le superfici, perciò, restano le stesse, con un aumento di volumetria determinato esclusivamente ottimizzando gli spazi all’interno degli edifici già esistenti e uno stato di fatto con tutte le carte in regola dal punto di vista urbanistico.
E il Consiglio si è espresso favorevolmente…
Il Consiglio comunale ha valutato all’unanimità – come del resto ha sempre fatto in questi casi – che vi fosse un interesse pubblico determinato dalla possibilità di qualificare ulteriormente l’offerta dei servizi sanitari della clinica “S. Rita” destinando altri spazi dell’edificio per ambulatori ed uffici amministrativi, senza incidere sui posti letto accreditati presso il SSN che restano 139. Appare chiara, perciò, la volontà della proprietà di investire nel potenziamento della propria offerta di servizi sanitari, ma nella chiarezza reciproca, perché noi siamo contrari a nuove edificazioni e favorevoli, invece, a soluzioni condivise e fattibili, nell’esclusivo interesse pubblico.
Le casse comunali ci guadagneranno qualcosa?
Difficile fare stime. Oltre al calcolo degli oneri di urbanizzazione, che verrà effettuato quando verrà chiesto il cosiddetto permesso a costruire, andrà quantificato l’aumento di valore da versare per metà al Comune, a cui aggiungere il costo di costruzione ed il contributo straordinario arrivando ad una cifra non molto lontana dai 200mila euro.